Il giro di Torino in 501 luoghi by Laura Fezia

Il giro di Torino in 501 luoghi by Laura Fezia

autore:Laura Fezia
La lingua: ita
Format: epub
editore: Newton Compton
pubblicato: 2014-10-27T16:00:00+00:00


258. Simboli massonici sparsi

per la città

Il monumento massonico per eccellenza è certamente la fontana Angelica di piazza Solferino, della quale parlerò in seguito, ma a Torino esistono molti altri indizi che ci riportano ai “figli della Vedova”. Il primo è rappresentato da un portone al civico 19 di via Alfieri, a pochi passi dalla “Porta dell’infinito”, magistralmente intarsiato da un ebanista che certamente non eseguì quel lavoro per caso, seguendo il proprio estro creativo: reca, infatti, disseminati su tutta la superficie, le squadre e i compassi della tradizione massonica. Nei tratti di via San Francesco d’Assisi e di via Lascaris che delimitano il perimetro del fabbricato, le feritoie che servono ad arieggiare le cantine hanno l’inquietante forma di occhi. Questa simbologia è una sorta di insegna occulta volta a indicare un luogo segreto di riunione: è un caso che in epoca risorgimentale l’edificio fosse attiguo a palazzo Lascaris, di proprietà della famiglia Cavour? Oggi è sede di una banca.

A Superga, ai lati del mausoleo di Carlo Alberto, troviamo altri simboli massonici e alchemici, concentrati nei gruppi marmorei di due coppie di bambini che presentano alcune apparenti bizzarrie: nell’occhio di un bambino, per esempio, è incisa una X, sotto il suo gomito vi è un teschio, con la mano destra si accarezza la testa, la sinistra regge un bastone che ricorda il caduceo di Mercurio; mentre lui è ben sveglio, il suo compagno sembra dormire sul drappo funebre. L’altra coppia è ancora più misteriosa: uno tiene in mano una clessidra, l’altro regge l’uroboro, il serpente che si morde la coda, che in alchimia rappresenta il compimento della Grande Opera. In città e dintorni vi sono molti altri segnali, ma sono sapientemente occultati alla vista del profano: a parte squadre e compassi, infatti, ovunque vi sia un “qualcosa” che evoca un viaggio, una trasformazione, un risveglio, un divenire, un lavoro muratorio, là sono passati i “fratelli d’Italia”. Eh, sì: non penserete mica che Mameli non fosse massone?



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